Intervista a Nicola Ghezzani sul libro di racconti “Crudeltà”
di Luigi Di Giuseppe
Come nasce questa raccolta di racconti e qual è il significato del titolo?
Come sai, la mia vita è dedicata alla psicoterapia. L’attività di un clinico che crede nel suo lavoro è orientata da una vocazione: la vocazione a migliorare la vita altrui. Quando siamo di fronte ai nostri pazienti ne vediamo i travagli, le sofferenze, che spesso coincidono con conflitti e debolezze morali. Ma allo stesso tempo vediamo le loro migliori potenzialità, il loro più vero Sé, sostanzialmente positivo. Bene, in questi racconti mi sono chiesto: e se queste persone, che io cerco di dirigere verso la salute, non avessero incontrato un terapeuta e avessero proseguito nel loro tragitto di sbandamento morale, quale destino avrebbero avuto?
Poiché non posso volere il male dei miei pazienti, per rispondere a questa domanda ho dovuto creare dei personaggi. Costoro sono impregnati di crudeltà, invidie, avidità, slealtà; oppure al contrario sono vittime predestinate di soggetti crudeli che, mascherati da amici o da partner, ne succhiano la vita fino a logorarli e ucciderli.
Questi racconti sono “l’altro lato” della mia attività di psicoterapeuta, il suo lato in ombra.
In questo senso, i miei personaggi fanno da specchio alla realtà quotidiana, quella realtà che ignora o rifiuta la riflessione psicologica e morale, e sopravvive a se stessa immersa nell’apatia morale o nella sofferenza. In questo scenario mondano, i caratteri morali che dominano sono due, uno è la crudeltà, l’altro è il suo reciproco, cioè l’innocenza violata.
Qual è il filo conduttore di questi racconti?
Il filo conduttore è la “sospensione”: il momento fatale in cui possiamo scegliere se fare una cosa e rovinarci la vita, moralmente o materialmente, oppure intravedere un altro destino, che mette in una luce diversa e migliore la nostra identità.
C’è un racconto o un personaggio che ti ha particolarmente coinvolto?
Devo ammettere che i miei personaggi li amo tutti, sia i personaggi positivi che quelli negativi. Anche quelli negativi sono necessari, perché incarnano una possibilità umana, una possibilità inerente la libertà.
Però, se posso esprimermi in favore di qualcuno, sono tre i personaggi che amo di più: il primo è Martina, la bambina che compare nell’introduzione alla raccolta. Una bambina “gifted”, dotata, piena di emozione e di fantasia, che avrebbe potuto compiere una scelta distruttiva della sua umanità e invece si salva. Un’altra è Maddalena, una ragazza “ventosa”, sciroccata, immersa nel suo inconscio, il cui destino è per me come una ferita ancora aperta. Infine, il terzo è Marco, il protagonista del primo racconto, un uomo maturo in cui adombro la funzione dello psicoterapeuta: suscitare la fantasia altrui senza esserne travolto.
Cos’è il narcisismo e chi è il narcisista?
Il narcisismo è una struttura caratteriale patologica. Presenta diverse gradazioni, dalla semplice ma insistita vanità, che nasconde una enorme insicurezza, fino alla crudeltà sadica e distruttiva. È il carattere dominante nel mondo contemporaneo, nel quale l’apparire conta più dell’essere, l’immagine artefatta più della vita autentica, l’invidia più della lealtà. l’invidia, in particolare, è il sentimento oggi dominante, perché ognuno guarda a ciò che l’altro ha o è e, se ritiene di non poterlo raggiungere, desidera la sua distruzione. In questa realtà sociale ognuno diventa il rivale e il competitore dell’altro, e qualunque argomento è buono pur di vincere la partita. Lo osserviamo nei sempre più frequenti conflitti sui social e sui media, dove domina la slealtà e non si risparmiano colpi.
Per alcuni autori, il narcisismo è una forza vitale comune a tutti, che ci spinge ad amarci e a maturare e che solo in alcuni casi diventa patologica. Io invece penso che sia sempre patologica, e riservo alla forza che ci spinge ad amarci e a maturare il termine “individuazione”. Quindi nella persona malata da un lato c’è il masochismo, dall’altro il narcisismo; nella persona sana da un lato c’è l’amore, dall’altro l’individuazione.
Nel tuo libro quali spunti di riflessione può trovare il lettore? A chi ne consiglieresti la lettura?
I miei personaggi seguono delle traiettorie ordinarie, commettono degli errori molto comuni, il cui effetto è la rovina. Il merito che sento di attribuire ai miei personaggi è che essi ci aiutano a capire la natura ambigua e sottile dei nostri sbagli e, allo stesso tempo, il momento di sospensione nel quale possiamo prendere la direzione giusta.
Quindi consiglio la lettura di questo libro a tutti coloro che vivono situazioni morali o sentimentali ambigue – forse tutti noi – e che sentono il bisogno di maturare una personalità in grado di compiere le scelte più sane.
Chi fa la scelta giusta scopre non solo che la vita ha senso e può essere felice, ma anche che, lungi dall’essere insignificante, ciascuno di noi è investito di un compito straordinario, che ci fa appartenere al mondo in un modo unico e irripetibile.
Nicola Ghezzani
Psicologo clinico, psicoterapeuta
formatore alla psicoterapia
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