Letture per persone sensibili
Una minoranza misconosciuta
La comprensione del fenomeno Alta Sensibilità è fondamentale per capire il nuovo paradigma dialettico della psicologia e della psicoterapia. La mia esperienza clinica mi ha infatti dimostrato che l’80-90% delle persone che afferiscono almeno una volta nella vita nello studio di uno psichiatra o di uno psicoterapeuta è costituito da persone altamente sensibili, non di rado anche plusdotate.
Si tratta di una proporzione sorprendente. Le persone altamente sensibili sono una minoranza e non superano il 15-20% sul totale della popolazione, eppure costituiscono l’80-90% dei pazienti in ambito psichiatrico e psicoterapeutico. Il paradosso è evidente. A tal proposito, non si possono fare che due ipotesi: o il loro corredo genetico presenta deficit costituzionali, oppure presenta qualità tali che mal si adattano a un mondo educativo e sociale inadeguato ad accoglierle. Personalmente ritengo di aver dimostrato che è vera la seconda ipotesi (Ghezzani, 2021). Le persone altamente sensibili, sin dalla nascita, subiscono le conseguenze di un grave misconoscimento.
Nei miei libri ho chiamato queste persone sia PAS (Persone Altamente Sensibili), come fa Elaine Aron, sia IF (Iperfunzionali) perché ho voluto estendere il concetto di alta sensibilità a numerose iperfunzioni: l’empatia, l’alta emozionalità, l’intensa sensibilità morale, la profondità di elaborazione, la complessità intellettuale, l’intuizione, la creatività, l’intelligenza tout court ecc. Ebbene, proprio gli iperfunzionali, queste persone così riccamente dotate, sono le più probabili candidate all’ansia, al panico, alla dissociazione, ai disturbi alimentari, alla depressione, al perfezionismo e a mille altri disagi.
Il mondo sociale, costruito su valori medi quando non infimi, non è preparato ad accoglierle: può non capirle alla nascita o nelle fasi di turbolenza o di ritiro adolescenziali, né riesce a dare loro uno spazio adeguato di maturazione in età adulta. Incomprese e in taluni casi maltrattate per tutta la vita le persone sensibili sviluppano più disturbi psicologici della media della popolazione e, di conseguenza, vengono inibite dall’accedere al rango morale e intellettuale che la loro natura intrinseca, il loro DNA, destinerebbe loro.
Nel misconoscimento delle loro caratteristiche specifiche giocano un ruolo fondamentale la stessa psichiatria e alcune psicoterapie. Quasi tutti gli psichiatri e una parte degli psicoterapeuti trattano i loro pazienti come semplici scostamenti dalla media, che devono esservi ricondotti per accedere alla normalità. Il criterio del “ritorno alla normalità” domina il panorama “psy”. È incredibile come l’intera scienza psichiatrica e tante psicoterapie non colgano l’errore a 180 gradi che commettono!
Le persone sensibili e iperfunzionali, per guarire, devono essere ricondotte alla loro eccellenza originaria, non a quella “media statistica”, quindi alla “normalità” (propria anche di alcuni genitori, oltre che delle istituzioni pedagogiche e del mondo sociale), che è stata la causa dei loro problemi. Non si può costringere alla mediocrità chi per natura è destinato a produrre eccellenza in campo affettivo, sociale e intellettuale. La pratica psichiatrica e di alcune psicoterapie di sopprimere il disagio psicologico attribuendolo a una base organica difettosa o a un difetto originario personale, trascurandone la complessa genesi dialettica, porta all’adozione di modelli di intervento riduzionistici: la manipolazione chimica delle emozioni e la rieducazione morale e comportamentale. Misconosciuti in famiglia e nelle scuole, gli ipersensibili lo sono infine anche negli stessi percorsi di cura.
Nella mia attività clinica e in quella dei colleghi con cui condivido la visione dialettica osserviamo sempre più pazienti, anche giovanissimi, che hanno alle spalle due o tre percorsi terapeutici più o meno fallimentari. Una delle principali cause di questo fallimento è che non si può trattare una mente complessa con strumenti generici, anche se la richiesta di farmaci magici e di tecniche rieducative domina il mercato. Non si può trattare una megalopoli di dieci milioni di abitanti come se fosse un borgo di provincia. La mente complessa delle PAS deve essere spiegata, capita e trattata con il rispetto che merita. Il suo destino di variante genetica intesa al miglioramento dell’umanità – nata cioè dall’intensificazione delle qualità specie-specifiche di Homo sapiens – sarà allora chiaro.
I libri che suggerisco qui di seguito servono non solo a ribaltare il paradigma psichiatrico corrente; ma anche a spiegare l’importanza della ricerca sulle menti complesse e l’importanza della formazione di psicoterapeuti della stessa sensibilità e complessità, in grado di capire le persone che hanno di fronte, per aiutarle a cogliere il dono prezioso (e rischioso) con cui sono nate.
Dal bambino all’uomo
L’osservazione dei bambini compiuta con un attento criterio differenziale consente ormai agli psicologi di distinguere bambini sensibili e iperfunzionali, individuando così in essi una categoria specifica. Sono bambini speciali, che si distinguono dagli altri per sensibilità sociale, sensibilità estetica e morale, empatia, brillanti intuizione, capacità di apprendimento e creatività. Lo studio longitudinale delle loro vite dimostra che spesso vengono fraintesi dagli stessi genitori, talvolta dai coetanei, e non meno spesso vengono equivocati e persino osteggiati dalle agenzie educative e dal mondo adulto.
Sono individui su cui gli psicologi hanno molto dibattuto: se considerarli ansiosi e disadattati oppure diversi ma potenzialmente equilibrati a pari titolo della maggioranza. Nella letteratura psicologica sono stati descritti ora in modo denigratorio, come altamente reattivi, ansiosi, inclini al nevroticismo, candidati alla depressione (come fa per esempio Jerome Kagan) ora in modo più empatico come altamente sensibili o ipersensibili (come hanno fatto Elaine Aron e la sua scuola) e come introversi (come ha fatto Luigi Anepeta), o ancora come plusdotati, in ogni caso cogliendo un aspetto fondamentale della loro realtà.
Oggi, le differenze temperamentali nell’alta sensibilità, emozionalità ed empatia sono quelle che neurobiologi e psicologi maggiormente concordano nel definire come innate, presenti sin dalla nascita, prefigurate nel genoma individuale. Insomma, sensibili si nasce.
Per parte mia, raccogliendo queste diverse caratteristiche in una sola classe, li ho chiamati iperfunzionali e, per brevità, con l’acronimo IF (Ghezzani, 2021, 2023, 2024). Con questo termine intendo distinguere una classe di individui con particolari attitudini, i quali, se posti in condizioni favorevoli, non solo possono realizzare una vita felice e fornire prestazioni intellettuali, affettive e sociali fuori del comune, ma possono altresì illuminare gli studiosi su come abbia proceduto e proceda tuttora l’evoluzione della specie Homo sapiens.
Gli iperfunzionali sono così sensibili e complessi perché rappresentano la specie umana al meglio di se stessa: essi amplificano la tendenza evolutiva fondamentale della nostra specie a empatizzare, socializzare e creare pensieri simbolici articolati e sempre più inclusivi. Infatti i più fortunati fra loro, ossia quelli che hanno sperimentato un’interazione positiva col mondo, hanno potuto scoprire la loro specificità e le loro molteplici qualità, fino a diventare adulti realizzati, spesso più felici della media.
Oggi, crediamo che essi possano riconoscersi fra loro, scoprendo di appartenere a una stessa classe di umanità.
Nati per eccellere
Per apprezzare i libri sull’alta sensibilità occorre innanzitutto saper abbattere dentro di sé un pregiudizio: che gli esseri umani nascano diversi in tutto, dal volto fino alle impronte digitali, ma identici in una sola cosa, il cervello. Nei miei libri parto dal presupposto, cui fornisco argomenti scientifici, che tutti noi nasciamo con cervelli diversi e, a maggior ragione, che sviluppiamo nel corso della vita, grazie all’interazione con l’ambiente, identità neuropsicologiche diverse. Alcuni di noi, le persone altamente sensibili, che chiamo anche iperfunzionali, dispongono di una ricchezza, una ridondanza neuronale e sinaptica molto maggiore della media.
La mia innovazione più importante rispetto alla teoria di Elaine Aron consiste nell’idea (ormai acquisita dall’evoluzionismo moderno) che la diversità neuropsicologica umana dipende dal fenomeno evolutivo della “neotenia”, che impone la nascite di cervelli alcuni più “chiusi”, altri più “aperti”, cioè più plastici. Ciò vuol dire che noi iperfunzionali siamo più empatici e interdipendenti degli altri, percepiamo e notiamo spontaneamente più particolari, proviamo emozioni più intense, stabiliamo una maggiore sintonia col nostro simile e con gli altri esseri viventi, siamo meno aggressivi, ci identifichiamo di più, proviamo forti sentimenti morali, sogniamo di più (anche se non lo ricordiamo) e abbiamo fantasie più vivide e idee più originali.
Sembra tutto positivo. In realtà, si tratta di una medaglia due facce.
Con la stessa facilità con cui noi iperfunzionali sviluppiamo doti speciali, possiamo anche sviluppare un disadattamento sociale e infine un disagio psicopatologico. Se veniamo misconosciuti e trascurati sin dall’infanzia, boicottati perché diversi dagli altri, costretti a percorsi educativi a noi inadatti, denigrati per le nostre intense emozioni morali e biasimati per le nostre idee controcorrente, possiamo entrare in conflitto col mondo esterno, e quindi possiamo chiuderci e disadattarci. Purtroppo possiamo entrare in conflitto anche col nostro stesso mondo interno, cioè con quelle parti della personalità (cioè Super-io e ideali dell’Io) la cui funzione è di integrare l’Io nel mondo affettivo e sociale oggettivo. Se il conflitto morale con noi stessi è precoce e intenso, finiamo per sviluppare un’immagine interna negativa, attivando sintomi punitivi per via dei nostri sensi di colpa. Ci sentiamo infatti così diversi, moralisti, ribelli, complicati, arrabbiati, ambigui, inafferrabili, anormali. Dalla nascita delle emozioni negative auto-riferite e dei sintomi puntivi fino allo sviluppo di vere e proprie sindromi psicopatologiche il passo è breve.
Tenete presente che, benché siate non più del 20% della popolazione, siete anche il 90, 95% dei pazienti che afferiscono agli studi di psichiatria e psicoterapia, quindi avete il diritto di chiedere il perché di questa realtà e quale sia la competenza professionale di chi vi educa e di chi vi cura.
I libri miei e di altri autori vi spiegano come tutto ciò accada, quindi vi spiegano anche come prevenire gli esiti negativi per favorire quelli positivi, sia per voi che per i vostri figli. Vi spiegano che un professionista della salute mentale se non è lui stesso una persona altamente sensibile o se, quantomeno, non è formato a riconoscere e trattare l’alta sensibilità, è probabile che sbaglierà nel formulare la diagnosi e nel fornirvi la terapia.
Il libro, dunque, vi insegna a riconoscervi, ad avere rispetto e ad essere orgogliosi di voi stessi e a rivendicare per voi e per i vostri figli una qualità positiva. Vi insegna a rendervi conto che siete la parte emergente dell’evoluzione della specie umana, la quale senza di voi non avrebbe prodotto i migliori ingegni dell’umanità: Gesù, Socrate, Budda, Lao Tsu, Gandhi, Dante, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Newton, Wolfgang Goethe, Fiodor Dostoevskij, Franz Kafka, Marie Curie, Maria Montessori, Hannah Arendt, Herman Hesse, Albert Einstein, Niels Bohr, Bach, Mozart, Beethoven, Gustav Mahler, Freud, Jung, R. D. Laing, Alice Miller e i mille altri che ci possono venire in mente. Leggete le loro biografie e scoprirete che erano tutti persone altamente sensibili e iperfunzionali. E scoprirete che senza di loro e senza di voi la specie umana oggi non avrebbe nessuno in grado di sviluppare una morale alternativa a quella odierna, una morale che ci aiuti a far sì che il mondo vada un po’ meglio.
Questi libri vi aiuteranno a capire e a migliorare la vostra vita, ma anche a fare del mondo – se siamo ancora in tempo – un luogo più ospitale per voi e per i vostri figli.
Ecco i miei libri:
Nicola Ghezzani Persone sensibili in terapia
Nel mondo contemporaneo, un grave pregiudizio colpisce il tratto psicologico dell’alta sensibilità. Spesso, anche nelle ricerche accademiche, l’alta sensibilità viene descritta come un deficit di natura genetica che condanna i suoi portatori a una vita di ansia, fragilità, nevrosi.
Si tratta di un errore. È vero che gli studi di psicoterapia sono frequentati soprattutto da persone sensibili che hanno sviluppato sintomi più o meno gravi; ma ciò non dipende da un deficit biologico, bensì dalla loro ricchezza psicologica, che le famiglie e le società non hanno saputo né percepire né favorire. Le persone altamente sensibili sviluppano disturbi più spesso degli altri quando le loro stesse doti le fanno sentire estranee ai legami affettivi originari e al mondo di appartenenza. Nondimeno, grazie a una più profonda conoscenza di sé, possono condurre esistenze felici, guidate dalla loro intima vocazione.
Dopo aver dedicato Il dramma delle persone sensibili (2021) al fenomeno generale dell’alta sensibilità e La lingua perduta dell’amore (2023) all’impatto delle culture della prevaricazione e della violenza sulle persone sensibili, con questo libro Nicola Ghezzani affronta il tema del disadattamento, della sofferenza psicologica e della psicoterapia delle persone altamente sensibili, in vista di una loro piena realizzazione esistenziale.
Nicola Ghezzani Il dramma delle persone sensibili
Chi sono le persone altamente sensibili? E le persone empatiche? Costituiscono un’esigua minoranza oppure sono una parte consistente della nostra società? E perché la psicologia ne parla così poco? Chi ha queste caratteristiche ha anche gli strumenti giusti per far valere le proprie qualità? Può evitare le trappole della psicopatologia e vivere una vita felice?
Per rispondere a queste domande occorre sfatare un mito. La cultura psichiatrica e una buona parte di quella psicoterapeutica sono viziate da una narrazione ambigua, secondo la quale la sofferenza psichica dipenderebbe da un deficit, individuato ora in un gene difettoso, ora in traumi precoci poco o per niente reversibili. Questa narrazione è falsa e la realtà che Nicola Ghezzani descrive è tutt’altra: gran parte della sofferenza psichica non nasce da un deficit, bensì da un plus, cioè da iperfunzioni mentali male adattate all’ambiente.
La sensibilità, l’empatia, la creatività, quando misconosciute e boicottate da famiglia e società, portano l’individuo a subire danni e conflitti, fino a sviluppare sintomi e sofferenze psicopatologiche. Obiettivo del libro è raccontare questa nuova visione della psicologia e restituire ascolto e dignità al mondo sommerso delle grandi anime sensibili e delle persone empatiche.
Nicola Ghezzani La lingua perduta dell’amore
Secondo l’attuale ricerca antropologica, le donne sono state fondamentali perché la specie umana potesse evolvere. Eppure, hanno subìto un processo storico di degradazione che le ha subordinate al maschio, facendole sentire inferiori. Perché allora, pur sviluppando gravi sofferenze psichiche, si sono adattate a questa umiliante condizione? Perché i loro tentativi di emanciparsi e di inventare nuovi modi di esistere e di amare non sempre sono andati a buon fine? E, soprattutto, nella situazione psicologica attuale, è ancora possibile l’esistenza dell’amore? Con questo libro, l’autore mira a rispondere a queste domande, spiegando il processo storico e psicologico che ha frustrato i desideri delle donne, derubandole delle loro migliori qualità. Attraverso un’ampia casistica di storie di donne altamente sensibili, attraverso i loro drammi e le loro sofferenze, l’autore ci introduce a un metodo di comprensione dei fatti umani che non solo consente la cura dei disturbi affettivi, ma rilancia la possibilità che l’amore fra uomini e donne, nonostante tutto, sia ancora possibile.
Libri consigliati di altri autori
Luigi Anepeta, Timido docile ardente, FrancoAngeli, Milano 2005.
Luigi Anepeta, Le talpe riflessive, FrancoAngeli, Milano 2012.
Elaine Aron, Persone altamente sensibili, Mondadori, Milano 2012.
Elaine Aron, Il bambino altamente sensibile, Mondadori, Milano 2015.
Lucia Giombini e Sophie Nesbitt, Emotion Regulation for Young People with Eating Disorders: A Guide for Professionals, Routledge, London 2021.
Fiorella Franco, Dai margini alla leadership. La rivincita delle persone altamente sensibili, Mind, Milano, 2023.
Alice Miller, Il dramma del bambino dotato e la rivincita del vero Sé, Bollati Boringhieri, Torino 2008.
Christel Petitcollin, Il potere nascosto degli ipersensibili, Pickwick Sperling e Kupfer, Milano 2008.